Webinar AIHC: “Le aree di intervento del Coaching Ontologico Trasformazionale: il linguaggio, le emozioni, il corpo”. L’intervista alla Relatrice: Laura Cantarini
L’essere umano è in continua trasformazione e, proprio per questo, basandosi sullo stato presente dell’essere, è possibile, con gli strumenti adeguati, innescare un cambiamento armonico in grado di raggiungere un rinnovato benessere.
Un webinar da non perdere quello che AIHC organizza per lunedì 19 giugno 2023, dalle 18.30 alle 20 per conoscere meglio il Coaching Ontologico Trasformazionale e le sue applicazioni in vari ambiti di intervento.
Argomento del webinar è l’analisi degli ambiti di intervento del Coaching Ontologico Trasformazionale: il linguaggio, le emozioni ed il corpo, per l’individuazione di strumenti e prospettive di lavoro pratiche per la generazione di opportunità di apprendimento e sviluppo personale e professionale.
A darci dimostrazione di come gli strumenti del Coaching Ontologico Trasformazionale siano vantaggiosi anche nell’Health Coaching sarà la relatrice di questo webinar, Laura Cantarini, che partendo dall’esperienza in campo umanitario ha continuato a coltivare attraverso il coaching l’idea dell’attivazione e dell’esplorazione delle risorse personali, attraverso il linguaggio come strumento trasversale. L’esperienza ventennale nella tutela delle persone rifugiate l’ha esposta a diverse prospettive ma di grande apprendimento sul recupero e utilizzo delle risorse individuali e sulla resilienza. L’amore per il linguaggio e la curiosità per l’esplorazione attraverso viaggi, la fotografia e lo sport hanno fatto parte di un percorso di formazione personale e professionale che la vede ora impegnata nel coaching come strumento di restituzione al capitale umano.
Il Coaching Ontologico Trasformazionale è ancora poco conosciuto in Italia ma ha già una lunga storia: vuole raccontarci brevemente della sua nascita e del suo sviluppo?
“Il coaching ontologico ha una base teorica di tutto rispetto, attinge dall’Ontologia del linguaggio, disciplina in cui l’idea chiave è quella della persona come essere linguistico che interagisce con il mondo attraverso il linguaggio nelle sue varie forme, nonché dalla filosofia e, specificamente, dalla filosofia del linguaggio. Una frase che sintetizza in modo potente il senso del coaching ontologico è del filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein nell’affermare che:
“i limiti del linguaggio sono i limiti del tuo mondo”.
Ne consegue che lavorando sul linguaggio, si possono creare nuovi spazi di azione, la persona cresce nella conversazione con il proprio mondo. Sono alcuni grandi pensatori e coach cileni a far avanzare la riflessione sull’ontologia del linguaggio, Fernando Flores, Raphael Echeverria, Julio Olalla, e Humberto Maturana, biologo, sociologo filosofo e psicologo che tanto contribuirà ad elaborare il pensiero sull’origine biologica e somatica dei processi di cognizione. I diversi contributi teorici e filosofici confluiscono nel coaching ontologico come approccio pratico che celebra la persona come interazione e sintesi delle tre dimensioni del linguaggio, delle emozioni e del corpo, quali strumenti di conoscenza e crescita. L’approccio teorico e gli effetti pratici del coaching ontologico derivano da approfondite analisi e prospettive filosofiche, che generano meccanismi di trasformazione profonda e sostenibile attraverso nuove prospettive e tecniche di apprendimento”.
L’ontologia è una delle branche fondamentali della filosofia ed è lo studio dell’essere in quanto tale, c’è da supporre, quindi, che il Coaching Ontologico Trasformazionale, sia un metodo che basandosi sulla conoscenza della realtà umana, attraverso determinati strumenti, instilli nell’essere la spinta ad una trasformazione evolutiva ma è proprio così?
“Attraverso il lavoro su strumenti universalmente e quotidianamente disponibili, l’ascolto, l’osservazione, la comunicazione e la conversazione interna, il riconoscimento degli stati d’animo più ricorrenti e le diverse possibilità di gestione delle stesse e della postura come elemento di comunicazione – fattori che possono essere limitanti – diventano ambito di intervento per la crescita e la valorizzazione delle risorse personali. In particolare, attraverso gli strumenti della comunicazione (le dichiarazioni, le richieste, le distinzioni linguistiche alcuni degli strumenti ricorrenti nel coaching ontologico), e un atteggiamento da osservatore quale agente di cambiamento, si apre l’esplorazione di diverse prospettive, sia rispetto al linguaggio che alle emozioni ed al corpo.
La trasformazione evolutiva del coaching ontologico si realizza attraverso lo sviluppo di tecniche che permettono innanzitutto di riconoscere il ruolo che giocano il linguaggio, le emozioni e il corpo, nell’osservare e interpretare la realtà. Attraverso esercizi semplici ma potenti sollecita un cambio di prospettiva che permette di recuperare informazioni utili sul piano dei fatti oggettivi, delle emozioni funzionali e la consapevolezza del ruolo del corpo nella percezione e nell’apprendimento.
L’altro aspetto particolarmente interessante consiste nel considerare la persona come essere “legittimo”, cioè ha già tutto quello di cui ha bisogno, il coaching supporta la persona ad introdurre una nuova economia nel riconoscimento e uso delle risorse personali”.
Perché il linguaggio, che è la forma con cui ci relazioniamo con noi stessi e con gli altri, è la base del Coaching Ontologico Trasformativo?
“L’idea chiave che anima il coaching ontologico è quella del linguaggio come strumento non per la mera definizione della realtà ma come azione che genera spazi e possibilità. Le parole che utilizziamo riflettono la prospettiva che adottiamo nell’osservare e interpretare il mondo – quando formuliamo un’opinione, diamo un giudizio, prendiamo un impegno – ogni volta che siamo in conversazione con noi stessi (l’ascolto della conversazione interna, l’ascolto degli altri) e con il nostro mondo (linguaggio scritto, linguaggio parlato). Andando a rivedere il senso di alcune parole comuni (le cosiddette distinzioni linguistiche) si recuperano prospettive ed informazioni utili a generare nuove possibilità, a riconoscere “storie” su noi stessi non più utili, ci si riposiziona rispetto ai diversi tipi di conversazione, si recupera un’area di maggiore rispetto della propria sfera e delle proprie effettive responsabilità”.
Come si lega il linguaggio al corpo ed alle emozioni?
“Rispondo da coach, con domande: non sono questi i tre elementi che viaggiano sempre con noi? Non sono il prisma attraverso il quale leggiamo e interagiamo con la nostra realtà? non sono i confini di quello che consideriamo possibile per noi? Il coaching ontologico guarda agli elementi che costituiscono la persona, in una prospettiva multidimensionale e dà alla persona – attraverso un lavoro di riconoscimento e intervento su linguaggio, emozioni e corpo – la possibilità di impostare un percorso di apprendimento e crescita attraverso il modello dell’osservatore e del c.d. apprendimento di secondo livello. Cioè: osservo il mio linguaggio, le mie emozioni e il mio corpo e mi rendo conto degli aspetti limitanti, non utili, o poco funzionali, intervengo ad espandere, attraverso esercizi nella vita quotidiana, cambio prospettiva”.
Perché è utile utilizzare questo approccio con il coachee:
“Perché’ il/la coachee si rende conto di poter lavorare su risorse sempre disponibili, di poter avviare un percorso di apprendimento autenticamente trasformativo e sostenibile, ed acquisisce una consapevolezza rispetto alle proprie risorse, il linguaggio, le emozioni ed il corpo, attraverso le quali può negoziare di più per sé stessa/o con il mondo e riconoscere elementi non più attuali, prospettive superate, pressioni che appartengono ad altri ambienti o fasi della propria vita. L’’apprendimento del coaching ontologico è estremamente trasversale e non risente di contingenze storiche. La persona ha sempre a disposizione il proprio bagaglio di risorse, il linguaggio, le emozioni ed il corpo, e può costantemente mettere in pratica ed esercitarsi in quella che è una vera e propria danza di consapevolezza e prospettive”.
Ringraziando la relatrice, Laura Cantarini, per la gentilezza con cui ha risposto alle domande poste, rinnoviamo l’appuntamento è lunedì 19 giugno dalle 18,30 alle 20 sulla piattaforma Zoom di AIHC.
Nicoletta Viali – Ufficio Stampa AIHC