Webinar AIHC: ‘6 destrimane Ø mancin*?’. L’intervista alla Relatrice: Roberta Ghiggini

Sembra una curiosità fine a se stessa eppure sapere il perché si è destrimani o mancini può cambiare molto nella percezione di noi stessi e degli altri.

‘6 destrimane Ø mancin*?’ è il titolo del webinar che Roberta Maria Ghiggini terrà martedì 21 giugno, dalle 18,15 alle 20,00 per la formazione continua dei Coach AIHC e sarà di sicuro interesse poter finalmente comprendere perché si dia tanta importanza a questo quesito e, soprattutto, quali differenze ci possano essere tra chi usa principalmente la mano destra o la mano sinistra.

Riflettendo sul tema di questo webinar, viene da pensare che, vivendo in un mondo duale, esattamente come ci sono la notte ed il giorno, il caldo ed il freddo, l’alto ed il basso, sia assolutamente normale che ci sia una destra e una sinistra. Ma, allora, perché privilegiare l’una o l’altra parte?

Nel tentativo di rispondere a questa domanda, reminiscenze scolastiche tornano alla mente e ci si ricorda di come, in chimica, una stessa molecola possa assumere due configurazioni speculari, le quali dipendono anche da come i loro atomi sono disposti nello spazio ed abbiano una diversa attività ottica: quando sono colpite da luce polarizzata, possono rivelare una natura levogira o destrogira. Le due molecole, pur essendo simili, avranno comportamenti diversi come, ad esempio, la carnitina che funziona bene come trasportatore degli acidi grassi a catena lunga, solo nel suo isomero levogiro.

In questo caso, quindi, come in molti altri in Natura, girare in un senso o in un altro non è sicuramente una differenza da poco! C’è da pensare che essere destrimani o mancini possa voler significare molto più che privilegiare una mano piuttosto che l’altra nel fare le cose.

Roberta Ghiggini, esperta di omeopatia e medicina tradizionale cinese e counselor da circa trent’anni, all’interno del webinar in programma per la Formazione AIHC, ci svelerà molti particolari e, per iniziare questa intervista, Le chiediamo: destrimani o mancini, si nasce o lo si diventa?

“Innanzitutto, grazie di questa intervista. Mi chiedi se si nasce o se si diventa mancini. Ebbene, entrambe le cose: si nasce, quindi fin da piccoli, ci si rende conto che si predilige una parte del corpo, piuttosto che un’altra e lo si diventa, ossia, ad un certo punto della propria vita, ci si accorge di questo cambiamento anche se, quando il cambiamento avviene nel corso della propria vita, si diventa, più facilmente ambidestri. E si diventa ambisinistri? No. È da notare che non è solo una condizione fisica ma anche emozionale e mentale: i mancini fin dalla nascita hanno una personalità differente dai destrimani e i mancini che diventano tali, anche loro, hanno un punto di vista differente dai destrimani; e in quest’ultimo caso, ossia quando lo si diventa, anche i destrimani hanno un cambio di personalità, e ce ne si accorge. E non è un caso: ha uno scopo ben preciso davanti alla Natura. Destrimani e mancini sono due aspetti speculari e complementari di una stessa medaglia, che hanno ruoli diversi ma complementari nella società: non esisterebbero i destrimani, senza i mancini e viceversa”.

Nella realtà di tutti i giorni, che importanza ha il sapere se si è mancini o destrimani?

“Guarda, giusto ieri, ero al bar e mentre parlavo con una mia amica, fissavo il proprietario del locale, domandomi perché diavolo era così astioso… ad un certo punto, lo vedo asciugare i bicchieri, borbottando, col cipiglio. E chiedo alla mia amica: “scusa, ma tu come asciughi i bicchieri: con lo straccio nella mano sinistra o nella mano destra?” Lei è destrimane, quindi ha un punto di vista obiettivo, rispetto a me, che sono ambidestra. E lei mi risponde: “con la mano destra – e mi fa vedere il gesto. Era l’opposto del proprietario. “E’ mancino!” ho esclamato; la mia amica ha solo sollevato un sopracciglio. Ecco perché era così astioso. Paragonando gli esseri umani agli animali (non me ne voglia chi crede di essere al di sopra di tutti gli esseri senzienti), ché siamo solo mammiferi, fra i mammiferi, nella vita di tutti i giorni, gli animali hanno un solo posto preciso; non gli animali addomesticati, ma quelli selvatici. Ci sono gli animali di prima classe, i dominanti, destrimani; e gli animali di seconda classe, i sottomessi, mancini. Se prendi un destrimane e lo sottometti, senza la sua autorizzazione, ovviamente, non diventa mancino, ma si imbufalisce, è rancoroso; e se prendi un mancino e lo metti come capobranco, a fare il dominante, non è al proprio posto, ed è spesso/sempre imbufalito, scontroso, borbottante, irritabile. Perché reagiscono in questo modo? Perché non sono al posto che è stato loro dato dalla Natura. Quest’uomo non era al proprio posto, quello assegnato dalla Natura; ovviamente, non lo sapeva, ma era così: stava guidando un locale, e alcuni comportamenti (specie quelli legati al rispetto) lo irritavano. Anche i cani selvatici fanno così: ho un cane quasi selvatico, mancino, che è pauroso, e ringhia. Bisogna che mi prenda io le sue responsabilità, che gli dica: “non ti preoccupare, ti difendo io”, lo sposto dietro di me, vado avanti io, e allora tutto funziona bene: diventa aggressivo, quando va avanti, quando pensa (si fa per dire) che mi deve difendere; invece, quando fa il grande amatore, non è aggressivo, è affascinante, gentile; sa farsi avvicinare, con modi aggraziati, anche dalle cagnoline più titubanti, più ritrose; tanto da prendere il nome di Apollo…”.

Il fatto di avere di fronte una persona destrimane o mancina, può modificare il tipo di relazione del Coach con il suo cliente?

Ebbene, sì, nell’ottica di creare un setting molto performante. Il setting è quello spazio fisico, mentale, emozionale (le tre parti di noi stessi) in cui la relazione di aiuto si forma e si sviluppa. L’essere mancino/a per il terapeuta significa sapere di avere capacità differenti da quelle dei destrimani; e, per entrambi i terapeuti, sapere di avere davanti un cliente destrimane o mancino, significa modificare lo spazio fisico, la comunicazione, le emozioni e la mentalità propria, per mettere a proprio agio il cliente. Non significa che il terapeuta non dev’essere empatico, anzi, questo sempre; è il “come” lo è che può essere modificato: più emozionale, o più ragionevole; più materno, o più paterno.”.

 

Ringrazio Roberta Ghiggini, per la benevolenza con cui ha risposto alle domande poste, e Lei, candidamente ed entusiasticamente risponde: “grazie a te, ci vediamo presto, al webinar”. Come non estendere il suo invito a tutti Voi? Quindi, Vi aspettiamo al webinar di lunedì 21 giugno!

Nicoletta Viali – Ufficio Stampa AIHC