AIHC: il tempo della cura.

Meeting Lab 2023 AIHC: “Quali possibili ruoli dell’Health Coach a supporto delle professioni sanitarie?”

Moderatore: Rosario Gagliardi
con: Simona Cosentino, Marco Iazzetta e Antonella Romanini

Nelle risposte dei partecipanti al Talk-Show, emerge chiara tutta l’importanza del ruolo dell’ Health Coach in ausilio dei pazienti e degli operatori sanitari.

Sabato 28 Ottobre 2023, presso l’Hotel Montebello Splendid, in Via Garibaldi, 14 a Firenze, si è svolta la seconda edizione del Meeting-Lab dell’Associazione Italiana Health Coaching (AIHC), evento annuale a livello nazionale, con tema:

L’Health coaching per la promozione del benessere personale e professionale

Chiaramente molto interessante già dall’argomento trattato,  “Quali possibili ruoli dell’Health Coach a supporto delle professioni sanitarie?” il Talk-Show in programma, è stato moderato da Rosario Gagliardi ed hanno apportato il loro prezioso contributo: Simona Cosentino, Marco Iazzetta e Antonella Romanini.

Il moderatore, Rosario Gagliardi, è Laureato in Scienze Biologiche, campo di applicazione in neurochimica, ha conseguito vari Master che ne hanno caratterizzato la formazione, dall’ambito del Management a quello delle Scienze Psico–Sociali, docente di Management Socio-Sanitario presso l’Università Sapienza di Roma Dipartimento Studi Sociali ed Economici – MIAS, Coordinatore del Gruppo di Studio di Medicina Comunicazionale GISEA – Gruppo Italiano per lo Studio dell’Early Arthritis,  Membro del Board scientifico di ASIQUAS- Società Italiana per la Qualità dei Servizi Sanitari. Direttore dell’Osservatorio Malattie Reumatologiche-APMARR – Associazione Persone con Malattie Reumatologiche e Rare. Coordinatore Comitato Scientifico AIHC – Associazione Italiana Health Coaching, Founder e General Manager di Formedica Scientific Learning.

Poniamo la prima domanda proprio a Rosario Gagliardi ed è: perché ha voluto aprire il suo intervento con la perifrasi di Martin Heidegger “La cura dell’essere nell’esserci”?

L’esistenza, per Heidegger, è essere nel mondo, quindi essere fra gli altri. La cura è l’espressione del rapporto tra l’uomo e gli altri e può essere inautentica o autentica. La cura inautentica sottrae agli altri le loro cure procurandogli direttamente ciò di cui hanno bisogno; è quindi rivolta verso gli oggetti più che verso gli uomini (es. procurare del pesce a qualcuno che non sa pescare) ed è espressione di “essere insieme”. La cura autentica, invece, aiuta gli altri ad assumersi le proprie cure e quindi a essere liberi di realizzare il proprio essere (es. insegnare a pescare a qualcuno che non sa pescare); è espressione di “coesistere”. La cura dell’essere nell’esserci, include l’autenticità della cura, ovvero il coinvolgimento attivo del paziente, che attraverso la consapevolezza della sua malattia, diventa protagonista attivo sia nella comprensione piena della sua malattia, sia nella gestione più autonoma della terapia, in sinergia con il curante”.                                                 

Simona Cosentino, lavora come health integrative nutrition coach al centro malattie infiammatorie croniche dell’intestino (MICI) presso l’ ospedale di Rho dove collabora con Simone Saibeni, gastroenterologo e medico ricercatore.

Partendo dalla sua personale esperienza cosa ci può dire del rapporto possibile tra Health Coach e paziente in ospedale?

Lavorando al centro, inizialmente come study  coordinator, ho intuito quasi subito quale grande opportunità avrebbe potuto essere per me quella di proporre a Saibeni, che da anni si occupa con cura e competenza delle MICI, di affiancarlo per portare ad alcuni dei suoi pazienti la nutrizione integrata attraverso un percorso di coaching. È così che è nato un progetto per uno studio clinico pilota controllato e randomizzato volto a studiare se e come un approccio di health coaching possa avere dei risultati misurabili in pazienti affetti da MICI.

Stiamo arruolando 30 pazienti, con diagnosi di rettocolite ulcerosa o di morbo di Crohn , in remissione e in terapia farmacologica, che in maniera casuale verranno divisi in due gruppi e seguiranno o un percorso di 6 mesi  di health coaching con me presso il centro o riceveranno informazioni sul ruolo della nutrizione e di un corretto stile di vita rispetto agli stati infiammatori.

L’ intento è quindi quello di misurare , attraverso l’uso di questionari validati e indicizzati, se la relazione di coaching, possa  influire in maniera significativa sulla qualità della vita, del sonno, sull’ attività lavorativa , nei livelli di stress  e nella percezione di malattia nei pazienti affetti da MICI. La relazione che si crea nel percorso, basata su ascolto, accoglienza e fiducia, vuole riportare anche il paziente al centro della cura, rendendolo responsabile, consapevole e competente delle scelte nutrizionali e dello stile di vita che decide di seguire.  

I pazienti definiscono i propri obbiettivi di salute e il mio lavoro è quello di accompagnarli nel raggiungimento di questi, grazie alla relazione creata e grazie al trasferimento delle conoscenze scientifiche messe insieme in anni di studio e di ricerca.

La definizione di dieta smette di essere un’imposizione dall’ alto verso il basso e viene cucita in maniera personalizzata  e bio individuale su ogni paziente, per usare un termine di nutrizione integrata. A mio avviso, in ospedale, il rapporto a tre, tra health coach, specialista e paziente potrebbe aprire le porte a un nuovo scenario in cui chi cura e chi viene curato lavorano come una squadra. Il paziente infatti, in questa triangolazione ha un ruolo attivo e  può sentirsi parte importante del suo percorso di cura ed avere la possibilità di scendere in campo per dare una mano al fianco del suo specialista. E allora, la terapia farmacologica, un alimentazione sana e consapevole associata a  uno stile di vita risvegliato possono lavorare come buoni alleati in un percorso di malattia.

Così, pensando al ruolo dell’Health Coach in ambito  sanitario, è forse plausibile chiudere gli occhi e immaginare un aumento di aderenza alla terapia, e una riduzione della durata e del numero degli accessi ospedalieri e perché no, una contrazione di spesa per il sistema sanitario nazionale”.    

Marco Iazzetta, Founder e CEO Menthalia, azienda editoriale e di formazione (Provider ECM) in ambito

medico-scientifico.

In base alla sua esperienza pluriennale, cosa ci può dire in rapporto al tema trattato?

Le esperienze di questi ultimi anni, soprattutto in ambito formazione, hanno messo in risalto la necessità di nuove figure professionali da affiancare ai clinici nella pratica quotidiana.

Spesso un sovraccarico lavorativo, quasi sempre dovuto ad una situazione di sottorganico rispetto

all’afflusso dei pazienti, fa sì che i medici si ritrovino a dover gestire con difficoltà i rapporti di

comunicazione con quest’ultimi.

Il paziente con patologie complesse o croniche ha necessità di avere un contatto più frequente con il clinico anche semplicemente per un supporto psicologico o un consiglio pratico. Figure come quella dell’Health Coach potrebbero risultare utili per supportare questi bisogni insoddisfatti e coadiuvare la gestione del paziente stesso.

Una case history recente di Menthalia è quella legata ad un gruppo di pazienti con Leucemia Linfatica

Cronica. Questa esperienza che ho avuto modo di presentare durante l’evento AIHC del 28 ottobre di

Firenze, ha visto quanto la creazione di un sistema di supporto per i pazienti con questa patologia sia stato fondamentale.

Grazie ad un team creato ad hoc per questo progetto abbiamo applicato, in maniera inconsapevole, un

approccio simile a quello che adoperano gli esperti di Health Coaching e posso dire che la risposta da parte di questi pazienti è stata davvero entusiasmante.

Credo che la figura dell’Health Coach sia interessante per affiancare i medici ed aiutare i pazienti e le loro famiglie ad avere una maggiore consapevolezza della propria patologia e offrire un maggiore supporto nei momenti più difficili”.

Antonella Romanini, Laureata in medicina presso L’Università di Pisa, specializzata in Oncologia ed Ematologia presso L’Università di Genova, dopo un triennio di formazione presso il Memorial Sloan-Kettering di New York, ha iniziato a lavorare come oncologa prima presso l’Istituto Tumori di Genova e successivamente presso il reparto di Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana dove lavora tutt’ora.

Nel 2018 consegue il titolo di paziente esperto EUPATI e dal 2017 fa parte del CD della Global Melanoma Coalition, organizzazione internazionale di associazioni che si occupano di Melanoma. Durante gli oltre 30 anni di professione medica, ha acquisito sul campo esperienza nel comunicare le cattive notizie ed approfondisce e condivide questo approccio nella community degli Health Coach italiani.

In AIHC è Coordinatrice del Team per le relazioni con il mondo sanitario.

Come può un Health Coach facilitare il rapporto medico-paziente col fine di aiutare ogni singolo paziente al raggiungimento del massimo miglioramento possibile?

Spesso il paziente è portato a delegare al medico le scelte che riguardano la propria salute e si aspetta che il professionista risolva i disagi con una cura ‘magica’. Addirittura alcuni pazienti con dolore si aspettano che la sola prescrizione di un antidolorifico, senza che loro debbano assumerlo, possa agire riducendo il loro sintomo. Dall’altra parte il professionista si sente frustrato nel proprio intento di offrire aiuto in quanto mancano le basi dell’ascolto da parte del paziente. Della frustrazione di non essere ascoltato dal medico può soffrire anche il paziente. L’health coach può aiutare entrambi: il paziente ad acquisire consapevolezza della propria malattia e a farsi carico delle decisioni che lo riguardano, nonché a stabilire degli obiettivi di cura realistici e raggiungibili; il medico ad ascoltare i disagi del paziente e a stabilire insieme al paziente un percorso che tenga conto degli obiettivi del paziente stesso e del suo grado di consapevolezza della malattia e della prognosi. Le tecniche di coaching sono estremamente pratiche ed applicabili in poche settimane e questo le rende molto vantaggiose anche in situazioni in cui il tempo a disposizione per cambiare le cose è limitato e la necessità di raggiungere obiettivi fondamentali essenziale”.            

Ringraziamo sentitamente Rosario Gagliardi, Simona Cosentino, Marco Iazzetta e Antonella Romanini per il tempo, l’attenzione che ci hanno dedicato e per aver voluto condividere con noi il loro sapere e la loro esperienza rispondendo alle domande di questa interessante intervista.

Nicoletta Viali – Ufficio Stampa AIHC

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